Il Pankratos antico è la disciplina del combattimento totale occidentale per eccellenza. L’etimologia della parola è pan che vuol dire “tutto” e kratos che significa “forza”.
Vale tutto, tutto è permesso.
La storia ne fa perdere la metodologia di allenamento, probabilmente se Alessandria non fosse stata ridotta a cenere e rovine e con lei la sua biblioteca ora avremmo interi manuali e un chiaro processo di apprendimento. Ma il Fato ha voluto diversamente e così resta solo l’etimologia a fare da guida per permetterci delle ipotesi su come potesse essere.
Narrazioni di spettatori illustri degli incontri di Pankratos nell’antica Grecia ci raccontano di dita spezzate, morti per soffocamento e scontri letteralmente senza regole e senza categorie di peso.
Il pancrazio appare brutale, poche le differenze che lo rendono diverso da una macelleria umana dove, al posto delle mannaie, ci sono i pugni nudi a lacerare le carni.
Molta violenza, sicuramente molto coraggio ma nessuna etica, nessuna morale.
Ma è davvero così? Si riduceva davvero solo a questo la disciplina più importante nelle Olimpiadi? Possibile che il vincitore degli incontri di Pancrazio, che dava poi il nome ufficiale ad una data olimpiade, fosse solo un picchiatore professionista?
Possibile che i Greci, così sofisticati nella loro visione dell’Universo e attenti all’estetica avessero inventato un sistema di combattimento che mancava di etica, morale e misura, che sono i tratti dominanti della loro filosofia e del loro modo di concepire le cose?
No, infatti non è possibile.
Torniamo all’etimologia. C’è un’altra modalità di interpretazione delle parole “Pan-Kratos” e che si può riportare al termine “Onnipotenza”.
Si può tutto, ma in senso divino. In questo senso il pancraziasta, da macellaio di uomini, si fa simile a un dio.
Un dio che manifesta il proprio essere nel modo più alto,trascendendo L’Ego. Poteva creare e proporre tutto nell’ambito del confronto con l’altro. E lo faceva con animo ben superiore di quello che contraddistingue due bestie che lottano per prevalere l’una sull’altra.
L’atleta diventa sacerdote.
Nell’agone fa sacrificio di sé e si eleva a un diverso e più alto livello di esistenza. Un’ascesi fatta di valore, coraggio, dolore, paura.Per questo il pancrazio veniva insegnato nei Gimnasi insieme al pugilato, alla lotta, alla matematica, alla geometria e alla filosofia.
È nei Gimnasi che si forgia la classe d’Élite delle Polis greche. È attraverso la pratica agonistica di Pigmachia, Orthepale e Pankratos che i cittadini di un certo ceto sociale si misurano per decidere chi sia il migliore, con la protezione degli Dei e la sacralità delle loro azioni.
L’educazione acquisita chiedeva di emulare eroi che da soli avevano compiuto straordinari atti di coraggio, salvato e protetto popoli, si erano sacrificati per il bene comune e altrui.
Ogni cittadino era chiamato a rendersi degno di Eracle o di Teseo, nonostante i limiti imposti dal suo essere uomo, dal suo essere un semplice mortale.
Le nebbie del tempo iniziano a diradarsi. Le parole non restano vuote ma ci aiutano a trovare nuovi e diversi significati. Da pestaggio senza regole il pancrazio diventa forma di sacrificio di Sé per onorare gli Dei e realizzare il pieno potenziale secondo i propri limiti. Resta sospeso, tra un passato certo di cui abbiamo perso la memoria e un presente attento ma rivolto ad una Storia che non c’è più.
La curiosità ci spinge a ricercare più a fondo, nelle radici del combattimento integrale antico. Da elemento fondamentale per la formazione di un giovane a strumento per l’evoluzione intellettuale di filosofi e politici famigerati.
Quali erano allora gli aspetti caratteristici della disciplina che definiva gli aristoi, gli ottimi, i Primus Inter Pares?
Nel prossimo articolo entreremo nel merito nella tecnica del sistema di combattimento più completo della storia dell’uomo.