Nellʼantica Grecia
tutte le forme dʼarte
per essere definite tali
dovevano avere
queste 3 caratteristiche:


Bello, Vero e Buono
e questo concetto
si esprimeva
con una sola parola,
Kalos-Agatia.

Maxia è unʼarma
contro le proprie paure

Storia della Maxia

Nel 1993 è nato un gruppo di persone accomunate da un unico scopo: la ricostruzione delle Arti da combattimento Occidentali e la Gladiatura, inclusi i vari aspetti culturali e religiosi ad esse associati, formando un club di archeologia sperimentale.

La ricerca è iniziata con la collaborazione tra esperti delle più svariate e “concrete” discipline da combattimento come lottatori e pugili, e professori universitari di lettere antiche il cui compito era di apportare evidenze iconografiche (Pitture, Sculture, Mosaici), scritte (Epigrafiche,Letterarie) ed Etnografiche (conoscenze, tradizioni popolari tramandate oralmente per generazioni fino ai giorni nostri).

A differenza
di tutti gli altri
sport da combattimento
che utilizzano mosse
o tecniche prestabilite
Maxia allena a vivere
il momento presente
con lucidità
e automatizza le percezioni
facendo di vista e tatto
una cosa sola.

Fino ad allora la convinzione era che le tecniche da combattimento antiche fossero rudimentali rispetto alle più sofisticate Arti Marziali, lo studio ha dato evidenza dell’esatto contrario. I ricercatori avendo a disposizione raffigurazioni di sculture, bassorilievi, dipinti e mosaici senza un ordine cronologico dovettero organizzare delle sessioni di studio pratiche, separate tra loro, dove si approfondiva ogni singola parte:

il Pugilato “Pygmachìa

la Lotta Eretta “Orthepale

la Lotta a Terra “Pálē

Maxia è il risultato
di più di vent’anni di ricerca,
ricostruzione e sperimentazione
dell’arte del combattimento antico
di una delle civiltà più evolute
della storia dell’umanità,
la Civiltà Ellenica.

Il Pancrazio (dal greco antico: παγκράτιον, pankrátion, significa ‘tutta forza’) era un sistema di combattimento che richiedeva tutte le capacità teniche delle altre discipline, lottatorie e pugilatorie. Durante la gara i combattenti erano liberi di compiere a piacimento tutte le scelte: valeva tutto tranne mordere ( dal greco antico “Daknein”) e “strappare” ossia tirare i capelli ed infilare le dita negli occhi.

La libertà di scelta non è da fraintendere con brutalità nel combattimento, c’era infatti un rispetto particolare per l’avversario che veniva visto come strumento per la crescita personale.