Urla. La folla chiede sangue. Il Pugilato Greco e i suoi valori sono ormai un ricordo.
Cambiano gli strumenti e si fanno più affilati, il cuoio degli Oxys non basta più. Nasce il Caestus e l’etimologia è chiara: caestus deriva dal verbo caedere, che significa colpire.
E i Caesti colpiscono. Feriscono. Uccidono.
Complessi intrecci di cuoio alternato a piccole lame e placche di piombo che rivestono quasi completamente le braccia dei pugili li rendono uno strumento letale. Il pubblico apprezza,i loro occhi sono abituati alla crudezza della gladiatura ormai, il sangue non è mai abbastanza. L’arena è in fermento.
Usare i gomiti o la testa per fermare i colpi come facevano i Greci non può più funzionare: i Caesti devastano tutto quel che toccano e pesano, tenere le braccia protese in avanti diventa difficile. Cambia la guardia: i palmi delle mani ora sono rivolti verso l’alto per resistere più a lungo; la testa abbandona la posizione lottatoria offensiva e si fa proteggere dai pugni. Non é più un’arma. La postura si fa eretta,quasi arretrata.
Nel Pugilato Romano resta però l’arsenale dei colpi usati nell’antica Grecia: diretti, ganci, montanti, sagittarii tirati sia a pugno chiuso che a mano aperta o di taglio. La lotta diventa meno frequente, il peso dei caesti limita i movimenti ma non impedisce spinte e prese spettacolari.
Diventano fondamentali le schivate, Evitas in Latino: ogni colpo é potenzialmente devastante, impossibile da bloccare. Unica possibilità: evitare l’attacco.
La vista è il perno nel sistema difensivo del pugile romano, il tatto perde importanza, fare male é la priorità.
Aumentano i muscoli. La forza bruta si fa necessaria. L’etica fa spazio allo spettacolo: l’uomo non ricerca più nè il miglioramento di sé stesso nè la misura del suo valore attraverso il confronto con l’altro. Non esiste la resa volontaria. Le regole sono per effemminati: lo scopo é rimanere vivi e offrire un tributo di sangue. Tutto il corpo é un bersaglio.
L’uomo non si accontenta più della grandezza di una vittoria vissuta pienamente ma in modo intimo, personale. Il pugile vuole la gloria, l’acclamazione, il suo nome nella storia.
La folla pretende Vino e Sangue: un cocktail di adrenalina e violenza che diventa un divertimento irrinunciabile. Una droga.
Questo é ciò che Roma, la Capitale del mondo allora conosciuto, vuole.
Colpire, Schivare, Uccidere.
O sopravvivere.
Mors tua, Vita Mea.
Poi Black out. Il pugilato sparisce quasi completamente dai radar, solo Venezia fa eccezione, baluardo di un sistema di combattimento regolamentato svolto sui vari ponti della città per decretarne la proprietà,Guerre tra fazioni dal 1292.
Ricompare a tutti gli effetti e in grande stile nei primi anni del 1700 alla corte degli Stuart ma è cambiato di nuovo: niente più guanti, si ritorna alle origini, a ossa contro ossa. Nasce il Bare Knuckle Boxing. Voliamo in Inghilterra.